Articolo 41 del ‘Decreto Genova’

Riprendiamo e condividiamo il Comunicato Stampa di UPBio sul decreto Genova.
Il suolo agricolo e l’agricoltura biologica non possono essere la discarca di processi industriali inquinanti e pericolosi. L’articolo 41 del ‘Decreto Genova’ deve essere ritirato!!!

Il Governo vara una norma che fissa a 1000 milligrammi per chilogrammo di tal quale (e non sulla sostanza secca) la presenza di residui idrocarburi pesanti (C10-C40) nei fanghi di depurazione da utilizzare in agricoltura. Così di fatto non si pongono limiti allo sversamento sul suolo agricolo di questi pericolosi inquinanti.
Fino a questo decreto la normativa nazionale NON prevedeva limiti per gli idrocarburi nei fanghi di depurazione, cosa che invece succede per metalli ed altri contaminanti e tutti valutati sulla sostanza secca.
In assenza di una normativa ogni regione ha regolamentato autonomamente. La Regione Lombardia ha posto un limite di 10.000 mg/kg di idrocarburi pesanti sulla sostanza secca. Una sentenza del TAR Lombardia ha accolto il ricorso di 40 Comuni ed ha dichiarato la norma illegittima ed affermando che in assenza di una norma nazionale vale l’allegato 5 del D.L.vo n. 152/2006, che identifica i limiti da salvaguardare per i suoli da bonificare.
Non essendo in grado alcun depuratore di garantire tali livelli ed essendosi creata una situazione critica di accumulo di fanghi (come affermato esplicitamente art 41), il Governo ha inserito nell’art. 41 del “Decreto Genova” la disposizione che inserisce per gli idrocarburi un limite di 1000 mg/kg sul tal quale, che a questo punto vale ovviamente in tutta Italia, mantenendo invariati tutti gli altri parametri.
Ma la toppa che è stata messa è peggiore del buco perché ponendo un limite sul “tal quale” e non sulla sostanza secca (quella su cui TUTTI gli altri parametri sono misurati) introduce una enorme aleatorietà in quanto non permette di conoscere a priori la percentuale di sostanza secca e quindi di idrocarburi che possono essere sversati per ettaro.
Va ricordato che è consentito lo sversamento di 15 tonnellate di sostanza secca di fanghi per ettaro in tre anni ed in termini generali quindi, sul piano nazionale, se la percentuale di sostanza secca fosse del 10%, il limite dei 1000 mg/Kg del tal quale è del tutto sovrapponibile al limite dei 10.000 mg/kg sulla sostanza secca che aveva previsto la Regione Lombardia.
Insomma l’art.41 introducendo il limite di 1000 mg/kg su tal quale, in pratica cancella per gli idrocarburi pesanti ogni limite, perché basta diluire e se ne può somministrare quanto se ne vuole!
Va considerato inoltre che la quantificazione di 1000 mg/kg di tal quale pare non sia supportata da studi di impatto ambientale, sulla biodiversità e sulla salute (in caso di smentita ne saremo solo contenti…).
Così si stima che potranno essere destinati ai terreni agricoli circa un milione di tonnellate di fanghi carichi di idrocarburi (oltre che di metalli pesanti ed altri inquinanti), derivanti da acque reflue di depurazione sia civili che industriali e che si sono accumulati in questi anni.
Infine vi è da evidenziare che in questi ambiti una vera e propria criticità è rappresentata dalla mancanza di controlli capillari ed indipendenti, mancanza che desta se non altro problemi di trasparenza sulla produzione e sul trattamento di tonnellate e tonnellate di fanghi di depurazione. Di frequente succede infatti che, nell’Autorizzazione Integrata Ambientale degli impianti, le analisi di controllo sono previste all’interno del processo di autoverifica della stessa azienda produttrice.
Non vorremmo che in queste condizioni queste terribili derivazioni possano anche arrivare alle coltivazioni biologiche, celate in sostanze organiche compostate, non meglio precisate.
In passato è successo più volte che l’industria chimica legata alla fabbricazione delle armi con cui si sono fatte le guerre mondiali è stata convertita nella produzione di concimi chimici, pesticidi e diserbanti.
Oggi ancora una volta si cerca di nascondere le malefatte della chimica industriale sui suoli agricoli, cioè sulla terra direttamente interessata alla produzione degli alimenti a nutrimento di milioni di persone, mettendo così a rischio le matrici organiche e le falde.
Come produttori agricoli biologici non possiamo accettare questa assurda e rischiosa situazione.
Chiediamo pertanto lo stralcio dell’articolo 41 del Decreto “Genova” e l’apertura di un tavolo di confronto Istituzionale allargato alle rappresentanze dei produttori agricoli, alle organizzazioni ambientaliste e della società civile.

info@upbio.it

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